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Il ghosting e la sua versione edulcorata e vigliacca: l’orbiting

Le relazioni sbagliate sono le relazioni con le personalità psicopatiche o con tutte quelle persone tossiche che – vuoi perché sono irrisolte e non hanno elaborato i loro traumi passati, vuoi perché non sono in grado di empatizzare con i bisogni del partner – non permettono di raggiungere quei livelli profondi della conoscenza e del coinvolgimento emotivo che invece una relazione sana richiede.

Facciamo chiarezza

Può accadere di incontrare una persona che inizialmente risponda ai nostri canoni ideali. È attent* ai dettagli, premuros*, presente fisicamente ed emotivamente. Sembrerebbe davvero che nutra un sincero interesse nei nostri confronti. A ciò, si aggiunge il fascino che manifesta nei gesti e nelle parole. È colt, sensibile, conness* mentalmente con noi.

Ma all’improvviso la relazione subisce inspiegabilmente uno scacco.

Sperimentiamo pertanto una serie di comportamenti contraddittori che ci fanno credere di avere a che a fare con una persona completamente diversa dagli inizi. Il suo interesse si affievolisce da un giorno all’altro. Diventa misterios*, scostante, indifferente. Trova scuse banali per non vederci. Campa in aria fantomatici periodi di crisi esistenziale. Smette addirittura di cercarci. Ecco che entriamo nel campo del ghosting. A volte, o non sempre, preceduto da un altro fenomeno, l’orbiting. Orbiting e ghosting sono due dinamiche relazionali tossiche messe in atto dai soggetti psicopatici, come i narcisisti, o comunque dai predatori emotivi che si nutrono della gratificazione iniziale che una conoscenza comporta. Nello specifico, l’orbiting consiste proprio nell’orbitare, nel girare attorno alla preda, senza mai sparire completamente ma comunque in maniera altalenante. La persona che lo riceve avrà pertanto la sensazione di ricevere briciole di attenzioni, talvolta accompagnate da veri e propri bombardamenti seduttivi, che lasciano tuttavia sempre affamati. Spesso chi mette in atto l’orbiting lo fa con più partner contemporaneamente, in modo tale da garantire attorno a sé una sorta di harem. Il ghosting, invece, è un comportamento più definito e strutturato, che implica la sparizione improvvisa e immotivata del partner.

Non confondiamo la chiusura sana di una relazione con le suddette dinamiche relazionali. Nella prima, infatti, a seguito di un avvenuto confronto, il rapporto cessa di esistere con l’esplicazione delle motivazioni personali. Negli altri casi, invece, il partner non viene propriamente lasciato, ma viene messo in stand by secondo una logica perversa o viene ignorato senza una reale spiegazione. Il fine di questo gioco amoroso subdolo e maligno può variare da una persona all’altra. Tuttavia, ciò che lo muove è sempre la sete di controllo e di potere sugli altri. Come un ragno, il soggetto psicopatico tesse la sua tela per attirare la preda, mediante love bombing e atteggiamenti seduttivi. Una volta catturata, la preda si troverà incastrata in una relazione che andrà ad indebolire le sue difese e le sue energie. L’obiettivo appunto è proprio questo. Di confondere e di annientare la lucidità cognitiva dell’altr*.

Il consiglio che mi sento di dare è questo.

Nel momento in cui vi rendete conto di vivere una situazione simile, alzate le vostre barriere protettive e allontanatevi. Cercare giustificazioni e motivazioni non servirà altro che ad alimentare il vostro senso di frustrazione, ansia e sofferenza. Chiedete il sostegno di famigliari ed amici e se ne sentite il bisogno rivolgetevi ad un professionista che possa riportarvi a rafforzare la vostra autostima.

Una relazione sana e matura non toglie. Aggiunge. È quel valore addizionale alla vostra vita che non potreste raggiungere da soli.

La liberazione dal narcisista: consapevolezza, perdono di sé, rinascita, forza

La parte più difficile della fine di una relazione con un narcisista è perdonare se stessi.

Quando attraversiamo il dolore nella consapevolezza, ogni pezzo torna al proprio posto come i tasselli di un puzzle diabolico.

Il narcisista ha sempre giocato una partita della quale eravamo ignari. Un gioco, in cui i sentimenti diventano pedine e gli inganni le mosse strategiche.

Noi siamo semplicemente la scacchiera. La posta in gioco è il rifornimento dell’ego.

Doloroso è comprendere la relazione come una competizione nella quale qualcuno gareggia per una vittoria. Ma è proprio così che concepisce i rapporti il narcisista. Non può ottenere gratificazione se non attraverso la competizione. E non sarà mai una gara onesta, perché la sete di vincere lo porterà a mettere in atto i bluff più abili ed esperti.

In anni di pratica il narcisista ha affinato le strategie più efficaci, e non importa se questo chiama in causa la slealtà e i metodi meno edificanti.

Come si vince contro un narcisista, una volta scoperto il suo gioco perverso?

Non è possibile parlare di vittoria. Anche laddove si riesca a ripristinare completamente la dignità distrutta, si avrà sempre la sensazione di aver perso qualcosa.

Quella fiducia verso gli altri.

Quella luce negli occhi ai primi appuntamenti.

Quello spirito ingenuo e ottimista di fronte a un ti amo.

E la parte più difficile è proprio questa. Perdonare se stessi. Per il male ricevuto. Per gli inganni subiti. Per non essere più chi eravamo prima di incontrarlo.

Un processo senza ritorno?

Sì e no.

Innanzitutto è necessario lavorare su se stessi a un livello profondo al fine di esplorare quei meccanismi e quelle parti di sé che hanno permesso al narcisista di far leva sui propri bisogni. Il che non significa affatto colpevolizzarsi, ma comprendersi, accogliersi, assolversi e infine elaborare.

Non date ascolto ai commenti fuorvianti di chi vi circonda e crede che, per il vostro bene, sia necessario farvi aprire gli occhi con interpretazioni colpevolizzanti circa la vostra responsabilità nel rapporto tossico e narcisistico.

La “vittima”, o meglio il bersaglio selezionato, come preferisco chiamarlo, non ha alcuna responsabilità né colpa. Attribuirsi sentenze e interpretazioni giudicanti non giova al processo di autoguarigione, ma rischia di aggravare ulteriormente la ferita.

Infine, non vergognatevi di chiedere l’aiuto di un professionista competente. Intraprendere un percorso psicologico è sinonimo di presa di coscienza e di coraggio.

A tutte/i le/i sopravvissute/i di una relazione narcisistica mi sento di dire questo:

senza dubbio, da questo genere di relazione uscirete persone diverse.

Non più deboli, fragili e peggiori. Se vi concederete il giusto tempo, potrete ringraziare i vostri carnefici dell’eredità che vi hanno lasciato: un’autostima rafforzata, la riappropriazione del vostro potere personale e una più attenta abilità di valutazione nei confronti di future dinamiche narcisistiche.

L’amore, una definizione

L’ Amore non toglie, ma aggiunge.

Non toglie spazi, ne crea di nuovi.

Non toglie sogni e ambizioni, li rende possibili.

Non toglie speranze, le dona.

Non toglie certezze, le alimenta.
L’ Amore non alza, ma eleva. Non alza le mani, le porge. Non alza la voce, sussurra. Non alza barriere, fa volare in alto.

L’ Amore non controlla, ma rende liberi. Non possiede, condivide. Non sospetta, dà fiducia. Non manipola, protegge. Non mente né tradisce, è verità inviolata.

Ma prima di tutto, l’Amore è per se stessi, è la sola relazione che dura tutta la vita. E amarsi significa accettarsi, proteggersi, perdonarsi, riconoscersi.

Ma soprattutto, ogni giorno è un giorno d’amore per celebrare se stessi.

Il narcisista uomo: un identikit (seconda parte)

Il narcisista è caratterizzato da un profondo vuoto emotivo. Non è in grado di provare sentimenti. Non possiede coscienza. Il suo mondo interno è un immenso baratro del quale egli per primo è prigioniero. Proprio in questo risiede la sua fragilità. Di qui l’insopprimibile bisogno del narcisista di colmare il suo vuoto interno con continue conferme e riconoscimenti da parte degli altri.

Il partner non è dunque visto né trattato come una persona, ma semplicemente quale oggetto di soddisfacimento narcisistico. Ne succhia le energie vitali, senza le quali non sarebbe nessuno. Il suo obiettivo è spremere il più possibile l’altro e nutrire il suo ego mediante amore e attenzioni costanti. Il partner dovrà avere quindi l’illusione di essere amato o amata.

La manipolazione è la strategia, talvolta molto raffinata, mediante la quale il narcisista riesce ad ottenere tutto ciò che vuole. Uno dei suoi bisogni primari è proprio il potere e il controllo del partner e di tutti gli ambiti della sua vita. Potete credermi: lo farà a ogni costo e nei modi più subdoli possiate immaginare. Ne deriva, a volte, proprio la spiacevole sensazione di essere raggirati, manipolati. Soprattutto nel momento in cui il teatrino del narcisista inizierà a vacillare, egli sarà costretto a tentare di potenziare le sue strategie di manipolazione.

Durante il corso della relazione con un narcisista, il partner si troverà a vivere un rapporto alternato di attenzioni plateali e di mancanze improvvise e inspiegabili. Avrà spesso la sensazione di non riconoscere il suo amato, come se si trattasse di una persona estranea ed estremamente ermetica e misteriosa. Il narcisista è un fake: mente sempre e lo fa spudoratamente. Mente su quello che prova (perché non prova nessuna emozione, se non quelle relative alle pulsioni sadiche, quelle dell’invidia e altre semplici emozioni primarie). Mente su chi è. Mente su quello che fa.

La menzogna spiega la tendenza narcisistica alla triangolazione. Perché il narcisista non sarà mai l’uomo fedele che vuole farvi credere. Il suo mondo interno è fragile e vuoto: ecco il suo bisogno di gonfiare il suo ego insicuro attraverso le riconferme di un numero indefinito (e spesso cospicuo) di partner devote e innamorate. E in questo – credetemi – è spesso un abile maestro. È capace per anni di intrattenere relazioni parallele, tenendo agganciate le sue amanti con le storie più assurde e le menzogne più impensabili.

Questa sarebbe una vita inconcepile per una persona sana ed emotivamente stabile. Ma è proprio nel brivido della consapevolezza di attuare i suoi inganni e nel rischio che possano essere scoperti che risiede la linfa del narcisista. Questa è la conferma per sé del suo immenso potere, della sua onnipotenza e che fintanto nessuno lo smascheri il suo controllo sul mondo è garantito. E lo farà in ogni modo possibile.

Nel momento infatti in cui il partner lo metterà in discussione, cercherà di ribellarsi e di esprimere i suoi bisogni, non illudetevi che il narcisista si dimostri disposto al dialogo e all’ascolto. Non possiede alcuna capacità di introspezione, per quanto sia lucidamente consapevole del dolore e del male che infligge.

È completamente anaffettivo e incapace di provare compassione, rimorso o senso di colpa. E nel momento in cui sentirà franare il terreno cercherà di ristabilire il controllo della situazione attraverso la punizione del partner. Silenzi e sparizioni dosati sono le armi con le quali cercherà di mantenere agganciata la sua vittima, costringendola a mettersi in discussione e a provare senso di colpa.

L’obiettivo è sgretolare il senso di sicurezza e l’autostima della partner, riducendola a provare un tremendo senso di sofferenza e vuoto che la riporterà automaticamente a scusarsi per avere chiesto di più. Il sadismo del narcisista ora si potrà nutrire del dolore altrui e ne trarrà un piacere quasi demoniaco che aumenterà soltanto la sua sete di dominio.

Come ho già anticipatamente descritto in un precedente articolo, in tutte le manifestazioni enunciate il narcisista è assolutamente consapevole. Consapevole della sua crudeltà emotiva. Consapevole del dolore che infligge. Consapevole delle sue menzogne. Consapevole di non essere nessuno senza il nutrimento narcisistico dell’altro.

Il vero dipendente è proprio il narcisista

Si, il vero dipendente in tutta questa storia è proprio il narcisista. La sua dipendenza risiede proprio nell’uso strumentale dell’altro, senza il quale non potrebbe esistere. Nel momento in cui il partner si stacca mentalmente e fisicamente dal suo giogo, dopo un periodo di elaborazione e di metabolizzazione del dolore, riconquistera la sua libertà riprendendo contatto con il suo vero Io.

Il narcisista invece non potrà accettare di essere stato lasciato e di non avere più presa sull’altro, perché lo terrorizza il solo pensiero di interagire con sé stesso. La sua anima è nera, è un buco nero di demoni che lo divorano e lo renderanno sempre prigioniero.

A tutte le vittime dei narcisisti patologici e perversi, dico: Gioite. Voi avete vinto. Loro non sono nessuno.

Il narcisista uomo: un identikit (prima parte)

Torniamo – ahimè ci tocca – a parlare di narcisisti.

Questo argomento è trattato ampiamente da molti professionisti del settore.

Per quanto riguarda questo blog, il tema non mi è soltanto conosciuto per competenza, ma ciò che ho imparato del narcisismo l’ho appreso direttamente sul campo, l’ho vissuto nella carne e nelle ossa. Non sono solita esporre riferimenti alla mia vita privata, ma il fatto di aver sperimentato sulla pelle questa tipologia di relazioni credo possa essere un valore aggiunto per chi voglia approfondire l’argomento.

Premetto che di seguito andrò a descrivere il profilo dell’uomo narcisista. Non certo perché si tratti di una dinamica puramente maschile. Il narcisista è tanto uomo quanto donna. Dinamica di certo molto più frequente in termini statici nella popolazione maschile, ma non per questo estranea a quella femminile. Alcuni tratti di personalità e alcune modalità relazionali possono essere molto similari, infatti; esistono tuttavia delle differenze di genere, che non saranno oggetto di trattazione in questo articolo.

L’uomo narcisista e le sue dinamiche relazionali

La matrice costante in tutte le manifestazioni e in tutti i comportamenti del soggetto narcisista è la serialità. Il narcisista è ripetitivo in tutto ciò che fa e dice. Ed è proprio la reiterazione dei suoi meccanismi di pensiero e di relazione che caratterizzano il suo profilo psicologico. Da ciò deriva il fatto che tutti i rapporti che il narcisista intrattiene con il mondo esterno sono un’esatta riproduzione di dinamiche, comportamenti e a volte addirittura di parole sempre uguali a se stesse. Con qualche distinzione a seconda della persona con cui si trova ad interagire.

E qui si inserisce il primo concetto chiave: la macchinazione strategica.

Il narcisista è abilissimo nell’analizzare il suo bersaglio selezionato: Ne studia minuziosamente la personalità, scandaglia il suo mondo interno e ne estrapola i desideri più profondi per mettere in atto il suo piano: il controllo del partner. E per attuarlo farà leva sui suoi bisogni emotivi e sulle sue fragilità. In tutto ciò che farà non ci sarà nulla di spontaneo e di naturale: sarà piuttosto la premeditazione il suo modus operandi. Nel bene e nel male.

Inizialmente infatti risulterà il fidanzato perfetto: presente, disponibile, generoso, affidabile. Utilizzerà il love bombing per portare il partner a sentirsi importante, unico e speciale. La sensazione sarà proprio quella di percepirsi amati e desiderati. Ma è tutta una farsa, una recita.

Nel prossimo post vedremo perché e vedremo come.